domenica 31 gennaio 2016

BREVE APPROFONDIMENTO SULLO SHORT SELLING PT.1

Dopo un Gennaio veramente ottimo per i mercati internazionali, ritengo opportuno spendere due parole sulla pratica delle vendita allo scoperto (o short selling o shorting).
Cosa vuole dire vendere allo scoperto un titolo? Significa vendere titoli che non si possiedono con l'intenzione di ricomprarli successivamente.
Facciamo un esempio.
  • Domani mattina mi sveglio ed ordino al mio broker di vendere, allo scoperto, 100 azioni della società X.
  • Il broker prende in prestito, da un altro cliente, le 100 azioni e le vende sul mercato per conto mio.
  • Posso mantenere la posizione short sino a quando il broker sia in grado di trattenere in prestito le azioni.
  • Ad un certo punto, decido di chiudere la posizione acquistando 100 azioni della stessa società X.
  • Le 100 azioni appena acquistate vengono restituite dal broker al cliente dal quale aveva preso in prestito le 100 vendute allo scoperto.
  • Se tra la vendita allo scoperto ed il successivo acquisto il valore delle azioni della società X dovesse scendere, potrò chiudere l'operazione in profitto; se dovesse salire, potrò chiudere l'operazione in perdita.
  • Se in un qualsiasi momento intercorrente tra la vendita allo scoperto ed il momento in cui pianificassi di chiudere l'operazione (acquistando 100 azioni) il broker rimanesse a corto di azioni da trattenere in prestito, rischierei di rimanere schiacciato (short squeezed) e dunque sarei costretto a chiudere l'operazione anche ove non volessi farlo (quindi anche in perdita).
  • In relazione ai titoli presi in prestito e venduti allo scoperto, dovrò trasferire al broker un reddito sotto forma di interessi o dividendi (quest' ultimi percepiti in relazione ai titoli venduti).
  • Il broker trasferirà quanto da me pagato sul conto del cliente dal quale ha preso in prestito i titoli da me shortati.
Esempio.
Ad Aprile vendo 100 azioni della società X al prezzo di €130,00.
Decido di comprarle a Giugno. A Giugno il prezzo sarà di €100,00
Poniamo che il dividendo sia di €0,50 per azione.
Dalla vendita delle azioni ricevo €13.000,00.
Dal dividendo delle azioni ricevo € 50,00.
Per l'acquisto delle azioni spendo € 10.000,00
Profitto lordo dell'operazione= €13.000,00- €50,00-€10.000,00= € 2.950,00.
Questo profitto lordo coincide perfettamente con la perdita patita o patenda da parte di chi abbia acquistato, dal sottoscritto, le azioni ad Aprile.

It's a zero sum game: somebody wins, somebody loses. 

lunedì 11 gennaio 2016

LA FINE DEGLI ORDINI STOP-LOSS SUL NYSE E L'IMPATTO SUI TRADERS RETAIL PT.3. LA CACCIA AGLI STOP

Trovate quila prima parte e qui la seconda.
Tornata la volatilità, si ripropone il quesito di sempre: «mica staranno a dà la caccia allo stoppe losse mio?».
Per quanto riguarda gli ecosistemi facenti uso di internalizzatori (wholesalers), sapete benissimo (se non lo sapete leggete i links di cui sopra) che i brokers richiedono ai primi di gestire -a livello informatico- gli stop-loss dei retail.
Ma gli wholesalers-che ricordiamo essere granditrading firms utilizzanti tecnologia ad alta frequenza- daranno mai la caccia ai loro ordini?
Per provare a rispondere a questa domanda, mi sono permesso di disturbare un mio caro amico, vale a dire il fondatore diNanex. Come forse saprete, Nanexè una società americana, diffusamente considerata la migliore al mondo nell'analisi dei dati microstrutturali dei mercati finanziari, da anni impegnata nello studio dell' HFT.
Cosa ci dice Eric Scott Hunsader, miglior data analyst al mondo, a tal proposito? Ci dice quanto segue.
Iretail stop orders attendono l' eventuale esecuzione ad intervalli piuttosto standardizzati (0,00 – 0,25 -0,50), presso gli wholesalers, ovvero sugliorder books da questi predisposti a tale scopo.
Gli internalizzatori, conoscendo quei livelli di prezzo, possono anticipare ed esacerbare il movimento ribassista al fine di incrementare i loro profitti netti. In che modo?
  1. Predispongono -a livello informatico- una view composita di tutti gli order books (Bid/Offer per ogni livello di prezzo) di tutti i mercati.
  2. Non appena i loro algoritmi inizino a segnalare l'esistenza di una pressione sulla Offer side maggiore di quella esercitata dai Bids disponibili, chiaro segnale di un inizio di discesa -avente una durata variabile- dei prezzi, gli internalizzatori (che hanno disponibilità finanziarie nell'ordine di miliardi di dollari al netto della leva) reagiscono aggiungendo ulteriori short sales al fine di spingere il prezzo dell' asset attenzionato verso il limite di prezzo -più vicino rispetto a quello fatto segnare dal mercato in quel momento- impostato dagli operatori retail, in modo tale da innescare i relativi stop-loss.
  3. Gli stop-loss verranno quindi innescati proprio grazie al pesante sbilanciamento -temporaneo- sperimentato dalla offer-side rispetto ai pochi ordini di acquisto negoziabili presenti, in quel momento, sulle bid sides dei vari order books.
  4. A seguito della rapida discesa del prezzo, la view composita dei vari order books inizia a segnalare la presenza di nuovi bid orders (quindi di compratori) che vanno a bilanciare -gradualmente- i sell orders.
  5. Gli internalizzatori e gli HFTs coprono le loro vendite allo scoperto, acquistando i titoli proprio dai retail (costretti a vendere forzosamente per l'innesco degli stop-loss) in prossimità del minimo relativo, proprio poco prima che il prezzo dell'asset inizi la fase di recupero.
  6. L'inizio degli acquisti segna la fine -magari solo temporanea- della pressione ribassista, innescando il reverse.
  7. Profitti facili, istantanei e quotidiani per gli internalizzatori.
Scacco matto in 7 mosse.