Gli Hedge Funds e le società di investimento offshore sono -notoriamente- importanti operatori del mercato USA, in quanto negoziatori di ampi volumi azionari e destinatari di enormi flussi di dividendi.
Molti di questi operatori avevano (ed in parte hanno) sedein paradisi (o ex paradisi) fiscali; essendo soggetti non USAi dividendi loro destinati erano (sono) soggetti ad una ritenuta del 30%.
Dal 1990 al 2014 gli investitori non statunitensi hanno cercato di ridurre il carico fiscale patito sui dividendi al fine di conseguire significativi risparmi e rendimenti effettivi (netti) più alti (cosiddetto “dividends enhancement” ): in che modo? Impiegando complessi strumenti finanziari, primariamente equity swaps e stock loans, quali componenti di transazioni strutturate al fine di consentire agli investitori stranieri di poter godere di tutti i benefici economici connessi al possesso di azioni USA, dividendi inclusi, senza pagare -in tutto o in parte- le tasse dovute. In particolar modo, gli HF negoziavano i termini degli accordi con alcune istituzioni finanziarie primarie statunitensi, spesso ponendosi l'una come controparte dell'altra al fine di conseguire il più ampio risparmio d'imposta possibile. Gli HF, inoltre, non mantenevano alcuna sede fisica, alcun ufficio ed alcun dipendente nei paesi offshore, agendo principalmente sotto il controllo di general partners ed investment managers USA.
Stock Swaps e Loan Transactions
Gli stock swaps abusivi avevano -essenzialmente- come finela riqualificazione giuridica dei pagamenti dei dividendi in swap payments,chiavi d' accessoal trattamento fiscale favorevole a questi accordato nel caso in cui parti dell' accordo fossero soggetti, entità giuridiche, non statunitensi.
Infatti, mentre i dividendi pagati a soggetti non USA erano sottoposti, come detto, ad un prelievo del 30% i “dividend equivalents” a questi pagati -in qualità di parti di swap agreemets”non subivano alcun prelievo fiscale. Il senso dell'operatività sin qui descritta in breve, era quello di sfruttare tale disparità di trattamento fiscale.
Proviamo a fare un esempio riguardante uno dei prodotti giuridici maggiormente serventi lo scopo.Pochi giorni prima dello stacco del dividendo, un HF offshorevendeva il relativo titolo ad una istituzione finanziaria USA; contemporaneamente, stipulava con la stessa uno swap agreementvolto a rimpiazzare le azioni appena cedute e legato alla performance economica del medesimo titolo appena fuoriuscito dal suo portafoglio. Successivamente allo stacco del dividendo, l' HF riceveva dall' istituzione finanziaria il pagamento di un “dividend equivalent”derivante dalloswap agreement,il cui importo corrispondeva esattamente all'ammontare del dividendo appena staccato al netto di una piccola commissione. L'ammontare della commissione applicata dall'istituzione finanziaria dipendeva, normalmente, dall'entità del risparmio fiscale conseguito dall' HFe comunque compreso tra il 3-8%dell' ammontare del dividendo. Qual era il risultato netto dell' operazione? L' HF offshore riceveva tra il 97% ed il 92%del dividendo anziché il 70% che avrebbe conseguito ove avessero pagato il 30% di imposte.Qualche giorno dopo lo stacco della cedola, l' HF poneva fine alloswap agreemente riacquistava il titolo, ritornando nella stessa condizione in cui si trovava prima dell' avvio della transazione.
Quindi, quel tipo di transazione consentiva all'operatore offshore di mantenere gli stessi benefici economici (tra i quali l'incasso del dividendo) e gli stessi rischi di mercato derivanti da possesso dell' azione “reale; nel mentre, l'operatore evadevale tasse dovute sui pagamenti derivanti dallo swap agreement ed equivalenti a i dividendi veri e proprio In futuro, tempo permettendo, ci soffermeremo su alcune combinazioni più complesse.
Analizziamo l'altro tipo di operatività prevalente: il prestito di titoli. Un' istituzione finanziaria USA utilizzava una società offshore di sua proprietà ed il cui controllo serviva a consentire alla prima la presa in prestito del titolo USA dall' HF offshore. La società prendeva in prestito l'azione pochi giorni prima dello stacco cedolare, vendeva il titolo e -simultaneamente- stipulava uno swap agreement con l'istituzione finanziaria madre (controllante). Dopo aver ricevuto il pagamento in regime di swap agreement, la società offshore girava il pagamento (detto substitute dividend) al fondo offshore dal quale aveva preso in presto il titolo. Pochi giorni dopo lo stacco, la società restituiva il titolo preso in prestito al fondo, il quale riguadagnava lo stesso status ante prestito dell' azione.
Allorquando questo tipo di transazioni cominciarono a fare la loro comparsa, JP Morgan rese edotta la Morgan Stanley che le operazioni di cui sopra, potevano considerarsi tax-freesolo nel caso in cui una delle entità coinvolte avesse pagato, all' inizio della catena procedurale, l'importo comunque dovuto sui dividendi a titolo di imposta.
Cosa c'entrano le Isole Cayman in tutto questo? Gran parte delle transazioni coinvolgeva alcuni degli oltre 10 mila HF ivi costituiti
In foto, una mail interna ad UBS avente come oggetto “ Dividend Enhancement Flow” e come file allegato un .doc denominano “Dividend Enhancement”.