Sembra proprio che appena la crisi economica mondiale rallenti un po' -in USA ed in Giappone grazie al vecchio metodo dello stampare moneta a debito- tutti gli istituzionali scendano in campo al fine di porre le basi di una crisi futura.
Il Wall Street Journal ha pubblicato qualche giorno fa un articolo in cui spiegava come fosse ritornato in auge il buon vecchio mercato immobiliare, quello che dal 2000 in poi ha portato gli USA ed il mondo finanziario intero prima a cavalcar le stelle, poi a viver nelle stalle. Con il mercato degli immobili, infatti, è tornata la speculazione più aggressiva fatta di subprime e collaterali sintetici come CDO, ABS, MBS. Contenitori questi, di debiti -spesso altamente speculativi- sempre più sminuzzati ed impacchettati nella solita catena lunga che fa perdere tracce del rischio, in cambio di flussi di cassa e rendimenti medio/alti nel breve periodo, trasferendolo a più o meno ignari risparmiatori. Le banche d'affari sono pronte a riaprire le fabbriche della "finanza sintetica". Gli attori del circolo vizioso e della bisca legale sono ai posti di combattimento.
La storia è maestra, per questo bisognerebbe evitare di ripetere ciò che è accaduto nel recente passato.
Per spingere l'economia oltre la sua dimensione reale, le banche -su input del governo Bush- cominciarono a concedere mutui (detti appunto) subprime -ed addirittura ninja mortages- a soggetti totalmente privi di un minimo merito creditizio. Tutti compravano immobili, il cui prezzo lievitava di mese in mese per la gioia (anche) delle banche che mettevano a bilancio valori immobiliari sempre più elevati. Chi concedeva questi prestiti, cominciò a collaborare con le banche d'affari, vere e proprie industrie della finanza sintetica. Industrie che hanno generato prodotti spesso tossici inseriti nei processi di securitization, posti alla base del modello Originate to Distribute. Chi concesse i subprime, ha ricevuto il pagamento delle commissioni dalle SPV, ma ha trasferito i rischi -ripulendo i blianci- in fondi d'investimento. Questi attraverso CDO, li hanno trasferiti sul mercato, presso ignari sottoscrittori i quali acquistavano quote di fondi contenenti milioni e milioni di dollari/euro di questi prodotti derivati, nati dalla spersonalizzazione del credito e dalla polverizzazione del rischio. Sottoscrittori che hanno pagato il conto finale quasi sempre e sicuramente nel caso in cui si trovassero tra le mani CDO contenenti tranches di debiti a basso rating o comunque "non senior" che per prime hanno dovuto -contrattualmente- assorbire le perdite delle insolvenze del sottostante -mutuo o debito di altro genere-. La giostra girò sino a quando l'economia reale rallentò, i licenziamenti cominciarono ad aumentare unitamente al tasso di disoccupazione, i flussi di cassa provenienti da mutui e debiti vari si interruppe, i pignoramenti immobiliari crebbero di pari passo alla riduzione del valore dei cespiti e chi aveva in mano i derivati, si ritrovò con un pugno di mosche. Eppure, sino alla vigilia del crack della Lehman Brothers le agenzie di rating garantivano il rate AAA a qualsiasi prodotto sfornato dall'industria del sintetico. Sta per caso accadendo anche adesso, in questo preciso istante? Chi lo sa? Che senso ha appellarsi a tali agenzie, se si accorgono sempre dopo di quello che avrebbero dovuto certificare prima?
Qualora dovesse verificarsi una situazione del genere, le conseguenze sarebbero ben peggiori di quelle viste nel 2008, perché gli USA sono oberati dal debito e la cartucce a disposizione quasi esaurite.
Nessun commento:
Posta un commento