Come molti di voi sapranno, qualche giorno fa, la DB ha emesso un profit warning annunciante una perdita attesa trimestrale pari a 6,2 miliardi di euro e la molto probabile riduzione o futura mancata distribuzione del dividendo. In molti mi hanno chiesto perché -in questi mesi- abbia trattato e tratti tuttora temi molto tecnici, di nicchia. La risposta è molto semplice: si tratta di tematiche trattate -per quanto riguarda l'Italia- soltanto in questo piccolissimo blog, facenti parte della narrativa che tendo ad usare per veicolare concetti un po' più astratti, per definizione maggiormente sfuggenti. Per tutti gli esperti, this time time is different: per me, come dimostrano i recenti casi DB e Credit Suisse, this time is the same. Oggi, come nel 2008 e non diversamente dal 2000-2001, gli operatori finanziari istituzionali si ritrovano a dover fare i conti con il dilemma del prigioniero ,espressione di un inefficiente equilibrio di Nash: dati due CEOs di due banche, A e B, qualora quello di Adecidesse di condurre attività fortemente rischiose al fine di guadagnare quote di mercato, quello di Bnon avrebbe altra scelta se non quello di seguirlo a ruota. Se non operasse in maniera rischiosa, la redditività e le quote di mercato della banca si contrarrebbero rispetto a quelle della diretta concorrente e gli azionisti, molto probabilmente, chiederebbero al CEO poco avvezzo al rischio di passare la mano. Nel caso in cui ilCEO della banca A fosse particolarmente attento alla gestione del rischio, quello di Bdisporrebbe di un' occasione perfetta per poter battere il proprio concorrente innalzando il livello di rischio assunto, la redditività di breve e le quote di mercato: a questo punto, sarebbe il CEO della banca A ad adeguarsi, tuffandosi nel maggior rischio finanziario. Sia A che B sono operatori razionali, sono consapevoli del rischio assunto, ma non hanno via d'uscita a meno che non intervenga qualcuno dall'esterno. Gli Stati, in questo periodo storico, sono totalmente fuorigioco e per motivi culturali e per motivi strettamente finanziari rappresentati dallo schiacciante peso del debito pubblico; inoltre, alla carenza di interventi regolamentari efficaci si è aggiunto l'easing monetario che, a mio modestissimo parere, ha strutturalmente innalzato il livello del rischio, come ho provato a spiegare qui.
Torniamo alla nostra DB. Nell'autunno del 2008, nel momento in cui i mercati creditizi iniziarono a deteriorarsi e gli spreads ad allargarsi, i calcoli del Gap Riskgenerati dal Desk Modeldella DB, iniziarono a restituire valori contabili maggiori, passanti -a metà Settembre 2008- da 20 milioni di dollari a 78. A decorrere dall' 1 Ottobre 2008, DB smise di utilizzare il Desk Model;piuttosto che completare il lavoro su modelli idonei a misurare il Gap Risk o considerare metodologie alternative, DB -nell' Ottobre del 2008- attribuì arbitrariamente al rischio un valore pari a $ 0, confluito poi nel bilancio consuntivo dello stesso anno e nella prima trimestrale del 2009. Anche se dopo il 30 Settembre 2008 la DB cessò di misurare il Gap Risk legato alle posizioni LSS in portafoglio, nel Dicembre del 2008 iniziò a calcolarlo nuovamente per fini diversi da quelli strettamente finanziari, connessi alle negoziazioni del Montreal Accord. In data 14 Dicembre 2008, DB utilizzò il Desk Model per quantificare il Gap Risk. La banca intendeva usare il proprio modello di calcolo come leva da impiegare nella rinegoziazione dell' Accordo di Montreal, stipulato con i vari livelli governativi canadesi. Il Desk Model quantificava, al 14/12/2008, il Gap Risk in circa $ 1,5 miliardi. Infatti, il Desk Modelpredisposto prima della rinegoziazione dell' Accordo di Montreal non prendeva in considerazione, nel calcolo del Gap Risk, la moratoria avente ad oggetto la richiesta di collaterali. In aggiunta, in data 15 Dicembre 2008, nel tentativo di misurare – per scopi negoziali- l'impatto prodotto dalla moratoria sul Gap Risk, i dipendenti della banca utilizzarono la metodologia Black-Scholes, ottenendo come risultato un Gap Risk pari a $ 3.3 miliardi. Lo scopo era quello di utilizzare questa cifra nell'ambito delle negoziazioni, imputando alla moratoria l'incremento del Gap Risk.
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