domenica 17 giugno 2018

PUO’ UNA BANCA CENTRALE FALLIRE PT.3?


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Quanto detto sino ad ora significa che una BC può sempre eseguire il bail out di qualsiasi entità, inclusa se stessa, per il tramite dell’ampliamento della base monetaria laddove le passività risultino denominate in valuta nazionale e non siano del tipo index-linked. Nel caso in cui le passività fossero denominate in valuta straniera o index-linked un bail out potrebbe non essere possibile. La prima obiezione che viene avanzata è che un self bail-out per il tramite dell’incremento della base monetaria, quindi per il tramite dell’ incremento dei ricavi da signoraggio, potrebbe generare tassi d’inflazione particolarmente alti. Viceversa, nel caso in cui le passività dovessero essere denominate prevalentemente in valuta estera o indicizzate diventerebbe necessaria l’iniezione di capitale dall’ esterno pena l’iperinflazione  e/o l’insolvenza della banca. Dall’ esterno significa che l’aumento di capitale dovrà essere eseguito dal Tesoro o dal FMI o da un consorzio di banche centrali straniere ecc. In genere, dietro la Banca Centrale c’è il Tesoro e le risorse finanziarie e fiscali messe in campo da BC + Tesoro sono idonee a garantire la funzione di prestatore di ultima istanza e/o market maker della prima. Nel caso in cui questo non dovesse essere possibile, la BC potrebbe non essere in grado di raggiungere i suoi obiettivi di stabilità finanziaria e dei prezzi ed il Tesoro dovrà aumentare le tasse o tagliare la spese in qualche modo.  Nelle economie più avanzate il Tesoro, normalmente, da un punto di vista tecnico-amministrativo-economico-gestionale, è in grado di fornire le risorse necessarie a garantire l’ adeguatezza del capitale della BC nel caso in cui questa dovesse subire perdite legate alla sua attività di prestatore/market maker di ultima istanza. Nei Paesi più piccoli, specie quelli in cui il settore bancario presenta un indebitamento in valuta estera elevato e dunque una domanda di liquidità in valuta estera elevata, talvolta, anche l’azione combinata delle autorità monetarie e fiscali potrebbe non essere idonea a garantire liquidità in valuta estera e dunque la solvibilità di quelle istituzioni finanziarie i cui assets sarebbero sicuri se detenuti sino alla scadenza.  Inoltre, anche laddove un bail-out di tipo fiscale fosse possibile non sempre i partiti riescono a trovare il consenso necessario ad implementare tali policies tecnicamente attuabili (aumento delle tasse e tagli alla spesa pubblica). Nell’ area euro, le autorità fiscali dei singoli stati supportano le Banche Centrali Nazionali ma non c’è un’ autorità fiscale che supporti direttamente la Banca Centrale Europea. Le funzioni di prestatori di ultima istanza sono assegnate alle BCN. In tal senso, non sorgono problemi particolari nel caso in cui le istituzioni finanziarie aventi problemi o giudicate di importanza sistemica abbiano una chiara nazionalità sia a livello legale che politica. Le banche domiciliate in uno stato dell’ area euro aventi personalità giuridica separata rispetto a quella della “casa madre”, sia essa domiciliata o meno nell’ area euro saranno, con riguardo alle questione attinenti alla liquidità, alla solvibilità ed alle questioni concernenti la condotta sui mercati, soggette al controllo dell’ autorità di vigilanza/supervisione del Paese in cui l’entità avente personalità giuridica seperata risulti essere registrata e non dell’ autorità del paese in cui la controllante risulti avere la sede legale. Viceversa, le filiali prive di personalità giuridica autonoma rispetto a quella della controllante domiciliata o registrata al di fuori dell’ area euro, continuano ad essere sottoposte alla supervisione ed al controllo delle autorità del paese in cui la controllante risulti essere domiciliata o registrata.
Per quanto riguarda l’attività di prestatore/market-maker di ultima istanza le regole sono meno chiare nell’ Eurozona il che potrebbe essere considerato anche normale, nel senso che ove venisse riconosciuto esplicitamente il diritto-dovere di salvare gli istituti di credito in difficoltà il moral hazard potrebbe raggiungere livelli seriamente preoccupanti. A parte questo, mentre una Banca Centrale sicuramente opererebbe quale prestatore di ultima istanza verso una banca locale, avente personalità giuridica separata dalla controllante estera, lo stesso potrebbe non accadere nel caso di banca locale priva di personalità giuridica autonoma rispetto alla controllante estera. Infatti, in tal caso, questa dovrebbe far affidamento sul supporto della banca centrale del paese di residenza della controllante estera. La questione si complica se pensiamo che molte branches di molte banche che, teoricamente, dovrebbero far affidamento sul supporto delle banche centrali del paese di residenza della controllante, hanno un azionariato diffuso presso i cittadini del paese host.
Infine, si pone il problema dell’ intervento per il salvataggio delle banche costituite come Società Europee, prive di un’identità nazionale univoca? Chi dovrebbe salvarle? La singola Banca Centrale Nazionale o la BCE? Molto probabilmente la BCE. E sa l BCE dovesse subire una perdita in conto capitale qual è l’entità fiscale deputata a ricapitalizzarla? Molto probabilmente i singoli Tesori dell’ area euro in proporzione alle quote della BCE detenute dalle BCN.
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