mercoledì 26 giugno 2013

LE PERDITE DEL TESORO ITALIANO SUI DERIVATI FINANZIARI DI COPERTURA IL FT LE STIMA IN OLTRE 8 MILIARDI.

Acque agitate a Via XX Settembre in Roma. Il Financial Times ha pubblicato un articolo, secondo il quale il Tesoro Italiano andrebbe incontro ad una perdita di oltre 8 miliardi di euro su derivati con volare nozionale di  31,7 miliardi di euro. Dice sempre il FT, che il rapporto originato dal Tesoro e consegnato alla Corte dei Conti, contiene numerose lacune che sembrano essere rivolte ad occultare il reale stato delle perdite su derivati. In realtà quello che sembra (non si hanno notizie certe perché come al solito in Italia nessuno tra chi ha responsabilità vuol commentare) essere accaduto allo Stato è in linea col profilo di rischio proprio dei derivati con finalità di copertura, a prescindere dalla natura del sottoscrittore (perdite simili sono già state vissute da Comuni e Regioni ed altre ancora ne subiranno). Da quello che è dato sapere, i derivati hanno permesso all'Italia, prossima al fallimento negli anni '90, di allungare i termini di pagamento verso le banche specializzate in debito pubblico (nel report mancano i nomi ma è facile intuire quali siano)  ma a condizione complessive più svantaggiose. Questo non deve scandalizzare, essendo nella natura propria dei derivati funzionali alla ristrutturazione di situazioni debitorie, consentire un pro-rata annuo più basso in cambio di oneri finanziari globalmente più elevati per il debitore. Altre perdite, sembrano imputabili a derivati che consentirono all'Italia all'epoca a corto di liquidità di usufruire di flussi di cassa cospicui nell'immediato, usati per ridurre in un lasso di tempo molto breve il deficit che dal '93 al '98 calò del 5% al fine di rientrare nei parametri di finanza pubblica richiesti per accedere all'area euro. Altre ancora molto probabilmente fanno riferimento al fatto che con i derivati di copertura in senso stretto, sono stati pagati e si stiano pagando interessi superiori a quelli praticati in passato ed attualmente dal mercato, per il finanziamento del debito pubblico. Le perdite stimate dai 3 analisti indipendenti contattati dal FT, sono calcolate al prezzo di mercato del 20 Giugno. Ovviamente quando si parla di prezzi di mercato si fa riferimento in modo sintetico al valore delle variabili sulle quali è costruito il derivato ad una certa data, attraverso le quali è possibile valutare il derivato nel suo complesso ed in maniera più o meno conseguenziale le perdite o il guadagno attualizzato alla stessa data. Da un rapporto presentato in parlamento a Marzo 2012 è possibile evincere come l'Italia detenga derivati a copertura di 160 miliardi del debito pubblico, pari ad almeno il 10% percento dei bond in circolazione. A dire il vero il Professor Gustavo Piga, aveva più volte e primo tra tutti trattato la questione chiedendo chiarezza sull'effettiva situazione delle finanze pubbliche esposte in derivati. 

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