Tempo fa, lessi uno scritto realizzato da un professore sloveno (Borut Strazisar) dell' Università di Celje vertente sul vero significato, sulla vera natura del Rolling Spot Forex Trading il quale è oggi accessibile da casa a tutti gli utenti retail, utilizzando una semplice connessione internet e tramite l'apertura di un account su uno dei tantissimi siti che offrono piattaforme di negoziazione; vorrei condividere con voi alcune osservazioni sul tema.
Grazie.
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Il Forex (Foreing Exchange Market) è il mercato finanziario più grande del mondo, aperto 24/24, 5/7 sul quale si svolgono scambi tra banche, banche centrali, speculatori valutari, multinazionali, governi, istituzioni finanziarie varie e -da qualche anno- privati cittadini. A differenza delle borse azionarie, dei mercati delle commodities e dei futures, il Forex non ha una sede fisica né regole precise (quindi è un Over the Counter), pur essendo il mercato più liquido in assoluto (con operazioni quotidiane il cui controvalore è pari a 4.000 miliardi di USD). Quest'ultima condizione consente ai brokers di disporre sempre di prezzi di acquisto/vendita da proporre, garantendo costantemente l'esecuzione immediata di tutte le operazioni, in un contesto di ridottissima manipolabilità degli stessi (manipolabilità tipica dei mercati meno liquidi), visto che -ad esempio- per muovere il cross euro/dollaro di soli 10 pips occorrerebbe operare con 1 miliardo di euro circa (il che rende difficile anche l'attuazione di condotte avvicinabili all'insider trading).
Fino al 2000, con il termine Forex si indicava semplicemente un circuito chiuso coincidente con il mercato interbancario, in cui le banche d'affari, le banche centrali, i fondi di investimento ed i governi scambiavano -esclusivamente- tra di essi valute diverse (per finalità di hedging o speculative).
Dal 2000 in poi, dagli USA è partita una piccola rivoluzione: la diffusione di piattaforme internet connesse ai databases del trading valutario sul circuito interbancario, unitamente ad una serie di modifiche normative che consentivano agli operatori istituzionali (ed inizialmente solo ad essi) di essere controparti nei contratti forex retail, segnarono l'inizio di un trend subito importato in Europa, in virtù del quale il privato cittadino – spesso abbagliato dalla martellante pubblicità presente in rete – cominciò a sognare grandi profitti a fronte di investimenti iniziali molto contenuti per effetto dell'uso della leva finanziaria (non di rado illustrata come potenziale amplificatrice dei soli profitti e non anche delle perdite) ed in virtù del quale le banche potevano (e tutt'ora possono) trasferire, almeno in parte, sui traders privati(che rappresentano il 10% circa di tutte le contrattazioni) una parte delle posizioni di rischio valutario da esse normalmente occupate.
Quindi, a livello strutturale possiamo distinguere tra:
- circuito interbancario;
- piattaforme elettroniche con un solo market maker;
- piattaforme elettroniche con più market makers;
- piattaforme elettroniche con accesso a più banche partecipanti, tramite un solo market maker.
A livello operativo, possiamo invece distinguere tra:
- spot currency trading;
- currency forwards;
- currency futures;
- currency option;
- currency swaps;
- currency swaption.
Mi limito a descrivere solo l'ultima delle strutture indicate, perché -forse- meno conosciuta: la “swaption” -in generale- è un'opzione che attribuisce al detentore la possibilità ma non l'obbligo di divenire parte del contratto swap sottostante.
La Currency Swaption è un' opzione OTC, che attribuisce la possibilità di divenire parte del relativo contratto swap valutario.
L'investiore retail, a livello strutturale, è posto dinanzi ad un sistema di accesso al mercato alternativo:
- molti investitori – un solo market maker, in cui il gestore del trading system da un parte offre leva per investire e dall'altra fissa tutte le trading conditions (dai crosses trattati, ai bid/ask spreads, ai margini minimi ecc) che l'investitore non può negoziare ma limitarsi ad accettare;
- molti investitori – un broker- molti market makers, in cui il broker -nell'interesse del proprio cliente- vaglia le condizioni poste dai vari market makers (in particolar modo i bid/ask spreads), scegliendo la controparte più conveniente per l'esecuzione dell'ordine.
Specifiche -e parzialmente- diverse strutture sono state introdotte negli USA a partire dal 2000, per stare al passo con le trasformazioni dei mercati dei derivati: lo spot forex trade (figlio dell' innovazione normativa che consentiva a tutti di operare sul Forex a condizione che una delle controparti fosse un soggetto autorizzato, vale a dire una banca, una compagnia assicurativa, un broker - dealer, ecc.), ha trasformato le piattaforme elettroniche in un grande mercato valutario OTC, in cui la logica propria di quello interbancario è applicata in un ambiente popolato da investitori retail in grado di decidere l'ammontare dell'investimento,
Ma cos'è un FOREX ROLLING SPOT CONTRACT? Non è possibile definirlo con precisione. Provate ad osservare le definizioni date dai vari siti: ne troverete tantissime, tutte generiche quindi inutili. In generale l'acronimo SPOT sta per Single Payment Option Trading, strumento in grado di convertire automaticamente, in caso di trading conclusosi positivamente, un'opzione in cash tramite corresponsione del payout.
Per l' FSA inglese, un Forex Rolling Spot Contract può essere sia un Future che un CFD. La Chicago Mercantile Exchange's propone Rolling Spot Currency Contracts con caratteristiche diverse rispetto a quelle rinvenibili su uno spot cash market, in quanto soggetti a rollover automatico ed inglobati in contratti standardizzati; in altri Paesi essi sono qualificati come prodotti combinati con currency forwards (al fine di generare posizioni del tipo forward swap); altri autori osservano come altri ordinamenti considerino i Forex Rolling Spot Contracts quali semplici futures replicanti l'andamento delle valute spot nel Forex, con aggiustamento quotidiano al tasso swap. Il problema della natura giuridica della tipologia contrattuale in esame (che altro non è se non un problema di tutele) è strettamente connesso alla concreta operatività del mercato valutario: il Forex è infatti un mercato a pronti, in cui le operazioni vengono regolate con valuta al secondo giorno lavorativo successivo a quello in cui è stato eseguito il trade. L'investitore, però, non desidera -normalmente- la consegna fisica della valuta, ragion per cui viene diffusamente utilizzata una procedura automatica, nota come rollover, grazie alla quale la posizione esistente a fine giornata viene chiusa e subito riaperta, con l'intento di spostare la data valuta dell'operazione al giorno successivo e non subire la consegna materiale della valuta. Quindi se la posizione non è chiusa nell'arco della giornata, la piattaforma procede col rollover alle 23:40, chiudendola (e riaprendola contemporaneamente) al prezzo Bid/Ask (rispettivamente per posizioni long o short) accreditando/addebitando il relativo profit/loss, rettificato proporzionalmente alla differenza fra i tassi di interesse delle valute costituenti la coppia.
Il nuovo prezzo i carico è calcolato come segue:
Prezzo di Carico Rettificato= Prezzo di riferimento *S, dove:
- Prezzo di riferimento=
- Prezzo Bid alle ore 23:40 per posizioni aperte long;
- Prezzo Ask alle ore 23:40 per posizioni aperte short.
- S= Coefficiente per il calcolo nel nuovo prezzo di carico, pari alla differenza tra il tasso valuta corta e tasso valuta lunga.
- Se il Rollover è realizzato direttamente dalla banca deve sottrarsi quanto trattenuto dalla stessa come saggio d'interesse a titolo di finanziamento.
Il rischio di non conoscere come la piattaforma usata -ed il relativo ordinamento giuridico di riferimento- considerino i prodotti negoziati – ed ancora di più i Forex Rolling Spot Contracts-,dove risiede?
- Innanzitutto, possiamo osservare come su ogni piattaforma venga affermato come il Forex sia un mercato OTC; la natura deregolamentata qualifica anche i prodotti su di esso scambiati e le operazioni su di esso eseguite. Esistono quindi regole determinate dalla piattaforma, che la stessa si riserva di modificare unilateralmente; condizione questa che amplifica il rischio di un mercato privo di regole uniformi per tutti i partecipanti e che consente ad essa, ove integrati i requisiti di cui all'articolo 2 della direttiva europea 2004/39/CE (MiFID) di non adempiere all'obbligo di registrazione ivi previsto dagli articoli 5 e seguenti, sottraendosi al contempo ai poteri di supervisione delle autorità nazionali di regolamentazione del mercato evidenziando -tra l'altro- il relativo presupposto, con l'affermazione in base alla quale il soggetto presente in rete, si limiti all'esecuzione degli ordini di mercato impartiti e non alla gestione Dealing Desk.
- Spesso, i vari siti offrono la possibilità di fare trading con i Rolling Spot FX contracts, ai quali attribuiscono una definizione (mancandone una valida per tutti in maniera assoluta) tesa ad aggirare l'impossibilità di fornire servizi di cambio, a causa della carenza delle autorizzazioni amministrative rilasciata dalla Banche Centrali, al cui controllo si sottraggono di conseguenza.
- Tutte le piattaforme offrono -in generale- operatività su crosses valutari e nello specifico trading a mezzo Rolling Spot Fx contracts, a condizioni standard; se le condizioni sono standard e non customized significa che si stanno offrendo prodotti -strumenti finanziari- in serie, i quali dovrebbero essere primariamente negoziati su mercati regolamentati e soltanto dopo derivabili sugli OTC. Invece, da una parte tutte le piattaforme offrono solo prodotti standard (per dimensione del lotto, per peculiarità operative, ecc.), negoziati con la tecnica dei Rolling Spot Contracts e qualificati -spesso- nelle condizioni contrattuali come “prodotti non finanziari”. Ma se non sono prodotti finanziari, cosa sarebbero? Mistero.
- Le tre circostanze di cui sopra si innestato in un contesto nel quale, dalla lettura delle condizioni di servizio, si evince come la piattaforma goda di ampi margini discrezionali sulle modalità e sul tempo di esecuzione degli ordini e soprattutto sulla possibilità di modificare gli algoritmi del sistema. Qui nascono ulteriori occasioni di potenziali conflitti d'interesse tra l'utente e l'offerente il servizio di trading. Infatti, secondo il prof. Borut Strazisar, qualora la piattaforma fosse anche market maker traente il proprio profitto dal bid/ask spread nonché controparte del cliente, dichiarandosi OTC, porrebbe i presupposti di un gioco poco pulito, poiché solo il manager della stessa conosce l'algoritmo; solo lui sa se effettivamente tratti tutti i clienti in modo equo a prescindere dai lotti negoziati e solo lui può cambiare le “regole del gioco” contrattuali e/o informatiche. Nel caso di piattaforme che si limitino ad offrire supporto tecnico agli investitori retail ed ai market makers, ponendosi in una posizione intermedia tra i due, il conflitto d'interessi è strettamente connesso ai legami esistenti tra la piattaforma stessa ed uno o alcuni dei market makers. Tuttavia, anche in assenza di specifici legami tra soggetti che dovrebbero essere indipendenti, come si potrebbero eseguire ordini di mercato assumenti una veste giuridica/contabile uniformemente accettata, quindi ancora una volta standardizzata, se non nelle stesse forme di quelli riconducibili agli strumenti finanziari propriamente quotati sui regolamentati? Ma se le piattaforme negano trattarsi di strumenti finanziari, il trading (secondo le rispettive disposizioni normative) è legale? Nell'ipotesi residuale che la piattaforma offra servizi tecnici tra soli investitori (privati o professionali che siano, ma non market makers), l'instradamento automatico presupporrebbe ancora la standardizzazione giuridica/contabile dei prodotti scambiati (strumenti finanziari nell'accezione ampia adottata dalla MiFID). Viceversa, saremmo comunque in presenza di un trade legale ma di un sistema non propriamente conforme ai criteri propri di quei mercati nel cui ambito sono scambiati prodotti come le azioni, i CFDs, i Futures ecc.
Alla fine la questione principale sembra la seguente: se i prodotti scambiati sui sistemi Forex nella veste di rolling contractspresentassero i caratteri propri dei derivati (come sono genericamente definiti ad esempio anche dalla disciplina Canadese), ricadrebbero in UE (così come di fatto ricadono) nell'ambito della disciplina MiFID ; in ambito extra UE resterebbe da valutare caso per caso se gli stessi siano effettivamente strutturati come strumenti derivati (con tutto ciò che implica lo strumento ed ancor prima il processo di derivazione del valore rispetto ad un sottostante preventivamente scambiato su di un mercato regolamentato) o meno, assumendo in tale ultima ipotesi sembianze più consone al gioco d'azzardo che alla speculazione finanziaria, con tutto ciò che dovrebbe conseguirne a livello di policy normativa.
Foto tratta da: it.123rf.com
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