martedì 5 marzo 2013

L'INIZIO DELLA FINE: I SUBPRIME ED IL RUOLO DEL CRA PT. 1

Tutto è iniziato con i subprime, innesco di un insieme di contraddizioni logiche, tecniche e finanziarie vero C4 del disastro finanziario globale. 
Ma i primi "subprime"da dove nascono?
Nascono da una legge approvata nel 1977 negli USA,  il cui acronimo è CRA (Community Reinvestment Act) ed il cui obiettivo di base, sicuramente apprezzabile, era quello di incentivare le banche a concedere prestiti e mutui per l'attività edilizia e l'acquisto di abitazioni alle comunità locali e al loro interno, alle persone titolari di redditi non particolarmente elevati. Con il CRA, in tal modo,si  pensava di poter ridurre il disagio abitativo al quale erano connessi più o meno direttamente altri conflitti sociali e razziali, tipici di una certa parte di America del Nord negli anni '70. L'Act, modificato da Clinton nel 1993 ha mantenuto molti dei tratti salienti della disciplina originaria. 
Proprio per valutare la bontà delle operazioni di finanziamento a soggetti finanziariamente poco affidabili e contenere il rischio connesso, la legge introduceva il criterio operativo del "redlining" (residential security maps) o "zonizzazioni". In altri termini, ogni mutuante doveva (deve) preventivamente individuare le singole aree "assesment area" in cui operava nella concessione dei mutui. Ad ogni area (anche della medesima città) corrispondeva (corrisponde) una diversa composizione sociale, un diverso valore degli immobili (residenziali e non) e  un diverso livello di rischio operativo. Inoltre, ogni banca, prima di operare nel settore dei mutui doveva sottoporsi allo screening delle Autorita di Vigilanza, che assegnavano un rating decrescente da "eccellente" a "sostanziale non affidabilità". Questi giudizi venivano e vengono (visto che molti aspetti del CRA vigono inalterati) presi in considerazioni dalla FED prima di dare il consenso in operazioni di finanza straordinaria come fusioni acquisizioni e simili. Il rating veniva (viene) assegnato al termine di 3 test atti a verificare il rispetto delle "CRA obbligations" da parte della banca, vale a dire il rispetto dei parametri e dei requisiti operativi imposti dalla legge. Il primo test valutava (valuta) le politiche d'investimento della banca con riguardo agli scopi, al contesto sociale del'area di riferimento. Il secondo test, la congruità delle provvigione rischieste; il terzo detto "lending test" serviva ad valutare e mappare i rischi  delle singole operazioni avuto riguardo del reddito del mutuatario, dell'area di riferimento e della connessa distribuzione territoriale dei prestiti. Il rating al termine dei test veniva però concesso solo sul "passato" operativo della banca  e non sul "futuro" dei suoi programmi o delle aspettative reddituali. 
Ma c'è di più: se da una parte il CRA esplicitamente invitava le banche a creare categorie di mutui innovative e flessibili per rispondere alle esigenze di quei soggetti altrimenti non bancabili, dall'altra, altrettanto esplicitamente subordinava la concessione di qualsiasi prestito alla sussistenza dei requisiti di affidabilità e sostenibilità delle singole operazioni creditizie. La politica incentivante nella concessione di mutui (anche di quei mutui che alla luce degli  successivi eventi normativi e non possono essere qualificati come subprime) introdotta dal CRA  (ed i relativi parametri di valutazione del rischio) non ha avuto un peso rilevante nella successiva crisi dei subprime, proprio perché la legge imponeva loro di considerare rigidamente l'affidabilità dei mutuatari pur nell'ambito dell'accensione di mutui molto elastici e creativi. La parte più consistente di mutui-tossici, concessi a soggetti che poi si sono resi insolventi nel giro di pochi mesi o anni, è stata infatti immessa nel mercato da banche che non hanno operato sulla base delle zonizzazioni e/o totalmente prive di rating CRA, quindi non sottoposte al triplice test valutativo di cui sopra. 

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