Da qualche mese a questa parte le ICOs fanno più notizia delle IPOs. Ti connetti ad internet e leggi di guru che ti garantiscono rendimenti a 3-4 cifre nel giro di qualche mese. Ti mettono i grafici con gli immancabili livelli di zio Fibonacci, ti spiegano perché siano l' affare del momento, ti illustrano le ragioni in base alle quali ritengono trattarsi di un ottimo progetto imprenditoriale e ti consigliano quali locali frequentare in veste di nuovo milionario. Dicono sia tutto molto semplice: c'è un ICO, compri i tokens, aspetti il pump e vendi. Se sei fortunato puoi compare una cripto come Monaco la quale ha fatto segnare, di recente, un gain del 695% annunciando un deal con VISA mai avvenuto: tutto molto bello, no? Qualche skill informatica di base, un po' di analisi tecnica e si parte alla conquista della copertina di Forbes.
Immaginiamo che l' ICO d'interesse non sia geneticamente una scam: immaginiamo cioé che i tokens siano pre-minati in quantità definita, certa ed immutabile (o meglio ancora siano liberamente minabili negli stessi termini e con gli stessi limiti), che il team degli sviluppatori se ne riservi una quota piccolissima o del tutto pari a zero, che sia obbligatorio utilizzarli in via esclusiva (ribadisco, in via esclusiva) per usufruire del servizio prodottto dall'azienda, dalla crew o a quello che vi pare che li abbia emessi e che quindi il valore del token cresca al crescere della domanda del bene o del servizio offerto dall' entità finanziata.
Tuttto nice, easy, smart come dicono quelli che ce l'hanno calda perché escono dalla Bocc**i.
Il passo successivo, cessata l'erezione finanziaria causata dalle sensuali parole dei vai guru e peracottari italiani, sempre pronti a venderti qualcosa per il tuo bene, per il tuo wellness finanziario -come dicono quelli che si quotano in Borsa vendendo a te, povero morto di fame, povero morto di fame, povero morto di fame, i segreti grazie ai quali loro non sono riusciti a far nulla nella vita tanto da pensare di venderli a te, povero morto di fame per poter loro sì diventare ricchi- consiste nel domandarsi: che cazzo sto comprando?
Questa domanda fa panicare, mediamente, il 99,99% dei commentatori italiani avvezzi a modellare il mondo esclusivamente con un paio di medie mobili, 4 supporti, 2 resistenze, un paio di bande di Bollinger, gli immancabili livelli di zio Fibonacci e l' aria fritta di contorno.
Quindi, egregio investitore, che cazzo stai comprando? Cosa finanzi con i soldini messi nell' ICO? Quanto potranno valere quei tokens che tanto gelosamente custodisci? La start-up che hai finanziato esiste, dispone di qualche asset o gli sviluppatori sono già scappati con la cassa e tu ancora non lo sai perché non conosci l' inglese e non sai usare Reddit?
Molto probabilmente tu, egregio lettore, conosci già le risposte da dare a tutti i quesiti di cui sopra; personalmente, le ignoro ragion per cui avverto la necessità di provare a buttare giù qualche pensiero eretico ma finanziariamente poco erotico.
Quando partecipi ad un' ICO, in genere, finanzi:
- una start-up priva di un prodotto compiuto, i cui unici due assets sono l'idea imprenditoriale di base e le supposte abilità informatiche degli sviluppatori;
- una start-up che ha già un prodotto pronto ma da migliorare ulteriormente, magari già commercializzato a livello embrionale ma con un muro del pianto da mostrare nella voce ricavi e profitti.
In altri termini (e la cosa penso sia abbastanza ovvia) stai finanziando un'azienda:
- senza storia, della quale non conosci alcun dato finanziario ed economico semplicemente perché non ne ha;
- con ricavi assenti (o molto limtiati) e comunque in perdita;
- totalmente dipendente dal private equity, il quale inizialmente coincide con quello dei fondatori (e delle loro famiglie) ed in seguito con quello che tu trasferisci loro tramite ICO assumendoti il rischio proprio di Venture Capitalist senza tuttavia divenirne azionista (con tutto quello che ne consegue a livello giuridico);
- che, visto il tasso di sopravvivenza medio delle start-up, molto probabilmente non sopravviverà, evenienza questa che ti garantirà la possibilità di detenere simpatici tokens il cui valore esatto sarà pari a 0,00 €, $, lire, pounds;
- che potrebbe decidere, in futuro, di lanciare un nuovo round di finaziamenti emettendo nuovi tokens i quali andrebbero a diluire il valore di quelli da te comprati in precedenza.
Quindi,illiquidità a parte (ma anche qui ci sarebbe da obiettare qualcosa, specie nei casi di listing multiplo a fronte di un numero di tokens complessivamente inadeguato a garantire l' assenza di frizioni operative) sei esposto a tutti i rischi propri dei capitalisti di ventura: non male se rappresenti l'investitore medio italiano che stenta a distinguere un' azione da un'obbligazione e che non può, viste le esigue risorse di cui mediamente dispone, raggiungere il livello di diversificazione di portafoglio tipico dei grandi fondi.
Premesso che, a mio parere, probabilmente zero tra le centinaia di progetti finanziati a mezzo ICO riusciranno ad avere successo, sarebbe sempre opportuno domandarsi: quanto cazzo potrà mai valere in futuro questo token? Anche in questo caso i guru italiani hanno la risposta pronta: aspettano il primo pump e dump, piazzano le estensioni di Fibonacci e ti svelano l'arcano. Altri, sulla scia di Gann, ti leggono l'oroscopo e ti diranno anche il giorno preciso in cui il tuo token raggiungerà quel dato valore, fatti salvi eventuali ritardi causati dalle tempeste solari o dallo sciopero dei reparti psichiatrici attivi presso i più comuni nosocomi.
Per poter rispondere con serietà alla domanda inerente al valore sarebbe necessario individuare gli assets della start-up al fine di provare a valutarli, quindi, reperire qualche documento contabile strumentale alla stima del cash flow che questi potrebbero generare in futuro. Tuttavia, qui nascono i primi problemi.
- Sino a poche settimane fa, le ICOs rappresentavano ovunque terra di nessuno in quanto totalmente prive di regolamentazione. Allo stato attuale, negli USA sono state assoggettate alla disciplina federale sugli strumenti finanziari, in Cina ed in Corea del Sud sono state dichiarate totalmente illegali mentre tutte quelle tenutesi sino ad ora, in tutto il mondo, non sono state soggette ad alcuna normativa. Zero leggi = zero obblighi per i venditori di tokens e zero diritti per i compratori. In particolare, a differenza di quanto accade normalmente con le IPOs nessun promotore, nessuna start-up ha mai reso disposinibile-almeno sino ad oggi- alcun documento contabile né in sede di prevendita né successivamente, limitandosi a pubblicare qualche white paper per la cui interpretazione è solitamente necessario disporre di un dottorato in ingegneria informatica.
- L'assenza di documenti contabili potrebbe, teoricamente, anche essere del tutto normale: una start-up potrebbe infatti constare di soli due assets: l' idea imprenditoriale; una manciata di sviluppatori. La carenza di assets, per quanto comprensibile, pone però l'investitore dinanzi ad un grosso dilemma in quanto menoma fortemente il suo tentativo di valutazione del progetto imprenditoriale e quindi di determinazione del fair price del token oggetto di vendita. Come fa un progetto a generare valore futuro senza alcun assets aggiuntivo rispetto ai due predetti? Tra l'altro, anche se gli assets aggiuntivi venissero acquistati con i soldi raccolti tramite ICO, l'investitore si troverebbe in una posizione poco invidiabile in quanto sarebbe chiamato ad eseguire la valutazione avendovi già partecipato al buio, potendo così farsi un'idea circa la giustezza del prezzo solo dopo averlo pagato.
- L'assenza di assets e/o di documenti contabili impedisce quindi di conoscere, in sede di pre-ICO, la reddività attuale e di stimare quella futura degli stessi, impedisce di capire come questa performerebbe in caso di condizioni economiche avverse, impedisce di sapere cosa potrebbe accadere in caso di mutamento del pricing dei servizi offerti a fronte del crescere della concorrenza potenziale.
- Anche qualora nuovi assets venissero acquisti con il cash dell' ICO, l'investitore si troverebbe a dover scindere il contributo offerto dagli stessi alla crescita futura della start-up rispetto a quello offerto alla generazione attuale di ricavi (o di transazioni), il che costituisce una differenza non meramente accademica ma di grande importanza nei processi valutativi delle aziende senza storia. Come potrà l'investitore ottenere tali dati? A quale normativa dovranno far riferimento i progetti finanziati? Quale autorità potrà mai obbligare le start-up alla disclosure dei dati finanziari ed economici? Bhoooo.
Quindi, ricapitolando:
- L'assenza di ricavi passati e/o l'assenza di documenti contabili ti impedirà, caro novello Gordon Gekko, di utilizzare questo dato per stimare la crescita futura dei ricavi della start-up che stai finanziando (dunque il suo valore attuale, dunque il fair price dei tokens) ed anche se questa disponesse dei dati citati non sarebbe, al momento, tenuta a dirti alcunché perché siamo in nobody's land.
- Per saggiare la qualità della crescita futura sarebbe necessario comparare il rendimento del capitale investito con il relativo costo. Il costo del capitale raccolto tramite ICO è pari a zero, non potendo tu vantare il diritto ad alcuna cedola né alcun diritto su alcuna quota di capitale né su alcun cespite dell' azienda. Tuttavia, la start-up potrebbe non aver mai effettuato alcun tipo d'investimento prima dell' ICO, quindi i dati sugli investimenti potrebbero essere assenti o poco significativi fermo restando che i rendimenti sul capitale tendono ad essere, almeno nei primi anni, negativi.
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