domenica 24 settembre 2017

SU JAMIE DIMON, BITCOIN, FRODI E BOLLE PT.5

Per la quarta parte, clicca qui.
Al fine di assicurare l' esistenza di mercati equi, aperti ed efficienti, la normativa federale statunitentese impone agli operatori finanziari alcuni obblighi di disclosure. Il deposito di documenti effettuato dalla JPMorgan presso laSec ad Aprile e nel Maggio del 2012 suscitarono perplessità in ordine alla tempestività, alla completezzaed all'accuratezzadelle informazioni riporate con riguardo ai tradeseseguiti dal CIO. Infatti, l'esistenza di questi, non fu resa nota al pubblico sino ad Aprile 2012nonostante il miliardo di perdite in essere ed il diffondersi di problemi riguardanti la banca nel suo complesso.
  • In data 6 Aprile 2012, i media si interessarono per la prima volta ai trades condotti dal CIO.
  • In data 10 Aprile 2012, primo trading day successivo al 6 Aprile, il SCP riportò intrnamente una perdita pari a 415 milioni di dollari. In data 10 Aprile, i managers di vertice della banca incontrarono i giornalisti ai quali consegnarono informazioni molto rassicuranti sul SCP. L' obiettivo primario dei responsabili della banca era quello di comunicare, tra le altre cose, il messaggio secondo cui l' operatività del CIO fosse esclusivamente orientata all' hedging, che i regolatori fossero pienamente consapevoli delle attività condotte e che niente di quanto riportato dalla stampa fosse vero.
  • In data 11 Aprile 2012, uno dei traders del CIO disse al suo capo, Ina Drew: «L' ufficio stampa della banca ieri ha iniziato a lavorare», nel senso che avesse iniziato a calmare i mercati con conseguente riduzione delle perdite totalizzate dal portafoglio.
  • Nel fine settimana, in data 13 Aprile 2012, la JPM depositò il report 8-k presso la SEC contenente i dati del trimestre e tenne una earnings call. In quella conferenza, il CFO della JPM, Douglas Braunstein, rassicurò gli investitori, gli analisti ed il pubblico, asserendo che: la trading activity del SCP andasse valutata sul lungo termine; nel loro operare fossero stati pienamente trasparenti nei confronti del regolatore; il tutto fosse stato approvato dai risk managers della banca; l'unico scopo fosse quello di coprirsi -nel rispetto della Volcker Rule all' epoca ancora non pienamete definita dal legislatore in tutti i suoi aspetti- riducendo il livello complessivo di rischio assunto.
  • Il CEO Jamie Dimon, nel crosso della call, dichiarò che i media reports sul SCP rappresentassero, al più, «Una tempesta in una tazzina».
  • Un mese più tardi, in corrispondenza del deposito del 10-Q 2012 avvenuto in data 10 Maggio, la banca annunciava che le perdite derivanti dall' operatività sul SCP fossero pari a 2 miliardi di dollari, che molto probabilmente le perdite sarebbero aumentate e che la trading activity si fosse rilevata più rischiosa di quanto inizialmente ipotizzato. Più precisamente, il report 10-Q affermava: «Dal 31 Marzo 2012, il CIO ha rilevato significative perdite, mark-to-market, nel SCP il quale si è rilevato più rischioso, volatile e meno efficace in termini di hedging rispetto a quanto orginariamente supposto dall' azienda.»
  • Anche se i mercati non reagirono negativamente a fronte dei dati rassicuranti prodotti col deposito dell' 8-K, ribaditi in seguito nell' earnings call, le azioni cominciarono a scendere dopo il deposito del 10-K e dopo l' annuncio delle dimissioni di Ina Drew, passando dai $40,74/az. del 10 Maggio 2012 ai $33,93/az. del 17 Maggio 2012 (-17% circa). In seguito, le azioni continuarono a scendere, toccando i $31,00 in data 4 Giugno 2012 (-24% circa).
  • Alla luce delle informazioni di cui disponevano gli amministratori della banca prima del deposito degli atti presso la SEC nelle date del 10 Aprile, del 13 Aprile e del 10 Maggio, la documetazione ed i verbali prodotti dalla JPM non solo risultarono incompleti, non solo contenevano numerose inesattezze ma disinformarono sia gli investitori sia gli organi di controllo circa la vera natura del SCP creato dal CIO.
  • Come detto poco sopra, nel corso dell' earnings call del 13 Aprile 2012, rispondendo ad una domanda, Dimon negò la veridicità di quanto riportato dai media, definendo i rumors «Una tempesta in una tazzina». Anche se più tardi si scusò per questo commento, il suo giudizio assumeva particolare importanza per gli investitori a fronte delle notizie riportate dalla stampa. Tra l'altro, quando si espresse nei termini indicati, Dimon era già in possesso delle informazioni riguardanti: la complessità e la dimensione del SCP; l' avvenuta generazione di perdite per 3 mesi consecutivi; l'esponeziale crescita delle perdite registrate nel mese di Marzo; la difficoltà nel chiudere le posizioni perdenti.
  • Sempre nel corso della stessa earnings call, Braustein dichiarò che tutte le posizioni del SCP fossero state create al fine di implementare le politiche di risk management della banca nel suo complesso. Le evidenze, invece, indicavano che nel 2012 i risk managers della JPM sapessero poco del SCP e che non ebbero, di fatto, alcun ruolo nella creazione di quelle posizioni. Braunstein sostenne inoltre che le posizioni del SCP fossero «Pienamente transparenti nei confronti dei regolatori», i quali avrebbero ottenuto le informazioni sulla base «Della regolare e ricorrente attività di reporting». In realtà, le posizioni del SCP non furono mai dichiarate all' OCC nei reports della banca, la quale soltanto pochi giorni prima che fossero rese pubbliche le ingenti perdite descrisse, tra l'altro in modo molto elusivo, la natura del complesso sistema di derivati. La JPM evitò la supervisione dell' OCC per anni, omettendo di allertare l'agenzia a seguito della creazione del SCP nonché omettendo di fornire informazioni specifiche nei reports prodotti dal CIO. Quindi, un qualsiasi investitore che avesse ascoltanto l'earnings call del 13 Aprile, si sarebbe convinto che la banca stesse operando nel pieno rispetto della legge, quando in realtà la banca aveva a malapena fatto cenno all' OCC dell'esistenza del SCP.
  • Braustein, sempre nell' earnings call, in realzione all' orizzonte temporale di gestione delle stress loss positions del SCP, dichiarò: «Tutte le decisioni sono assunte con riguardo al lungo termine». In realtà, i traders del Cio erano impegnati in attività di daily trading e la stessa banca riconobbe che il SCP fosse attivamente tradato. Una presentazione diffusa internamente al CIO nel Marzo del 2012 e resa disponibile al comitato esecutivo della banca un mese prima dell' earnings call indicava come l' operatività del SCP fosse orientata da orizzonti temporali non lunghi bensì brevi, tanto è vero che molte delle posizioni perdenti furono aperte soltanto qualche settimana prima. Quindi, nell' affermare che il SCP avesse ad oggetto operazioni da valutare sul lungo anziché sul breve termine, Braunstein fornì agli investitori informazioni inaccurate nella migliore delle ipotesi ed ingannevoli nella peggiore.
  • In data 13 Aprile 2012, Braunstein indicò che il SCP fosse stato ideato per fonire alla banca una «Stress Loss Protection» in caso di evento creditizio avverso, pertanto descrivendolo come portafoglio disegnato per ridurre anziché incrementare il rischio complessivamente assunto dalla banca. Tuttavia, all' inizio di Aprile, qualche giorno prima della call, Ina Drew riferì al comitato esecutivo della banca che il SCP fosse net long sui derivati creditizi, posizione questa che diversì senior executives ritennero del tutto inadeguata a fornire protezione creditizia alla banca in caso di crisi. Inoltre, una dettagliata analisi passata in rassegna dal senior management due giorni prima del 13 Aprile, dimostrava che in diversi scenari contemplanti un deterioramento delle condizioni creditizie, il SCP fosse destinato a perdere soldi. Quindi, mentre la banca tentò di rassicurare gli investitori asserendo che il SCP avrebbre contribuito a ridurre il rischio creditizio complessivamente assunto dalla banca, in realtà, lo amplificava.
  • Braunstein concluse l'earnings call affermando: «Noi crediamo che quanto fatto rispetti la ratio legis della Volcker Rule». La Volcker Rule, proibendo alle banche sottoposte al sistema di assicurazione federale dei depositi la conduzione di trading proprietario ad alto rischio, si proponeva e si propone di ridurre la mole di rischi complessivamente assunta dagli istituti di credito, pur consentendo la strutturazione di alcune operazioni di hedging volte a mitigarli. Dunque, l' asserzione di Braunstein diede l'impressione che l' SCP fosse strumentale alla copertura del rischio. Tuttavia, nessuna analisi del portafoglio volta a verificare la compliance delle posizioni assunte rispetto alla Volcker Rule fu condotta all'interno della banca. Anzi, il giorno prima degli earnings call, Ina Drew riferì a Braunstein che il linguaggio della Volcker risultasse poco chiaro (probabilmente in ragione della natura in divenire della norma); in aggiunta, la banca espresse -inizialmente- ai regolari i propri dubbi circa la compliance del SCP rispetto alla Volcker. Nel corso della call tenuta con investitori ed analisti, la banca omise di riferire le predette perplessità limiandosi ad esserire che, anche con l' entrata in vigore della Volcker, al CIO fosse consentito operare a mezzo SCP non diversamente da quanto accadeva nel corso del previgente regime normativo.
  • Verso la fine di Gennaio, la banca approvò l' uso di un nuovo VaR model per il CIO il quale dimezzava il profilo di rischio pospettato del SCP. Tuttavia, la banca omise di dichiarare -nel report 8-K depositato ad Aprile- l' avvenuta variazione del modello, così come omise -nel report 10-Q di Maggio- di illustrare le ragioni in base alle quali decise di utilizzare nuovamente quello precedente. La JPM era ben consapevole dell' importanza -per gli investitori- delle analisi del rischio condotte a mezzo VaR tanto è vero che, quando la stampa cominciò a sollevare dubbi sui trades condotti dal CIO per il SCP, la banca fece esplicitamente riferimento, nel report annuale 1O- K del 2011, depositato in data 29 Febbraio 2012, ai valori del VaR calcolati dal CIO.
  • In data 13 Aprile 2012 fu depositato il report 8-K contenente un grafico fuorviante in cui il valore del VaR del CIO veniva indicato come pari a 67 milioni di dollari, ovvero di soli 3 milioni più elevato del valore riportato nel trimestre precedente, altresì carente di qualsiasi specificazione in ordine al fatto che le cifre esposte fossero conseguenza dell' adozione del nuovo modello di calcolo del VaR, artatamente ideato per il contenimento dei valori del rischio prospettico Un analista o un investitore che avesse orientato i propri giudizi e le proprie scelte in base ai VaRs dichiarati a fine 2011 e nel primo trimestre del 2012 avrebbe, probabilmente, creduto che le posizioni sottostanti a quei VaRs fossero simili in ragione del fatto che proprio i valori di questi fossero quasi identitici. Questo cosa significa? Significa che il mutamento del VaR mascherò efficaciemente i significativi mutamenti occorsi nel portafoglio (SCP) gestito dal CIO. Quando nel corso dell' earnings call del 10 Maggio 2012 fu chiesto se il VaR model fosse o meno cambiato, Dimon rispose che la banca apportava costantemente cambi ed aggiornamenti ai modelli, sempre e solo al fine di migliorarli; tuttavia, non rese pubblica la circostanza in base alla quale la banca decise di riutilizzare, per il CIO, il vecchio VaR model in ragione poiché quello nuovo non solo sottostimava il rischio ma era anche fonte di diversi problemi applicativi.
  • Il report 10-Q di Maggio 2012 includeva un grafico il quale rappresentava il VaR del CIO, rettificato con riguardo al primo trimestre a 129 milioni di dollari, costituente un valore doppio rispetto alla media di quelli dichiarati per il 2011 ed il 2010. Il report giustificava tale valore con l'utilizzo di una metodologia di calcolo coerente con quella utilizzata dal CIO per il calcolo del VaR del 2011. Nel loro insieme, le omissioni e le dichiarazioni fuorvianti riguardanti il coinvolgimento dei risk managers della banca nella creazione delle posizioni costituenti il SCP, la supposta trasparenza del SCP nei confronti degli organi di controllo, l' asserita natura long-term dell' operatività riguardante il portafoglio, i valori del VaR, la presunta funzione di hedging e la dichiarata coerenza rispetto alla Volcker Rule, disinformarono investitori, analisti e controllori circa la vera natura delle posizioni assunte, delle attività sottostanti e della rischiosità del trading su derivati creditizi condotto dal CIO nel primo trimestre del 2012.
    In tutto questo è opportuno ricordare che Dimon, in qualità di CEO, certificava la veridicità e l'accuratezza di tutti i reports  depositati dalla banca presso gli organi di controllo. 

Post scritto ascoltando 




Nessun commento:

Posta un commento