Come avrete potuto notare, questa serie di posts (clicca qui) tratta anche di azzardi finanziaricompiuti in barba al più elementare criterio dirisk management. Qualsiasi banca affronta i rischi di mercato e di credito secondo due diverse modalità:
- individuazione dei singoli rischi (uno ad uno) e successiva separata trattazione di ciascuno di essi: si parla di scomposizione del rischio (risk decomposition);
- diversificazione (risk aggegation).
I rischi analizzati nella serie di posts di cui sopra, sono quelli comunemente detti “di mercato”, rappresentanti l'esposizione della banca ai tassi di interesse, tassi di cambio, prezzi di azioni, obbligazioni, commodities e ad altre variabili di mercato. Tali rischi vengono -normalmente- gestiti su due livelli:
- quello della risk decomposition, nell'ambito della quale la responsabilità della gestione dei contratti dipendenti da una data variabile (o da un gruppo non troppo esteso di variabili) viene assegnata ad un gruppo di traders specializzati in quel dato settore;
- quello della risk aggregation, nell'ambito della quale i risk managers presenti nel middle office valutano i residui rischi di mercato scaturenti dall'attività dei traders e per il cui tramite sarà possibile stabilire il livello di rischio per singolo settore nonché complessivo. In presenza di una sufficiente diversificazione, l'incidenza delle variabili di mercato sul rischio complessivo può dirsi contenuto; viceversa, i risk managers dovranno indagare le primarie ragione dell'eccessivo rischio assunto dalla banca nel suo complesso o in un dato settore operativo ed adottare le azioni necessarie ad una sua riconduzione entro limiti considerati tollerabili a livello gestionale e/o regolamentare.
- Sistemi di reporting e controlli nella trading division nel contesto delle immissioni IBOR.
In termini di risk management econtrollo dell' ambiente operativo, vi erano considerevoli deficits nella GFFX Division (e, all'interno di tale divisione, nell' MMD Desk), responsabile per le immissioni IBOR. I rilievi della EY, rispetto ai quali solo i principali fatti sono di seguito trattati, conducono alla inevitabile conclusione che questa business division fosse ovviamente focalizzata sulla massimizzazione del profitto, con una pretesa quasi assoluta legittimità, senza tuttavia porre in essere controlli anche solo remotamente coordinati. Come risultato della mancanza di equilibrio creata dal management, si venne a creare un ambiente bisognoso -con una certa urgenza- di funzioni di forte controlloe di una corrispondente cultura di gestione del rischio, non solo perché obbligatoria ex lege, ma anche nell'effettivo interesse del risk management della stessa banca; così come sarebbero state necessarie precoci indagini ed analisi non superficiali.
EY giunge alle seguenti conclusioni, con riguardo alle linee di reporting e di responsabilità che, secondo la comprensione dell'autorità di controllo,costituiscono il framework di base per il controllo iniziale ed il sistema delle responsabilità, nell'ambito della prima linea di difesa:
- Le linee scritte riguardati l'attività di reporting erano in parte incomplete e contraddittorie e la pratica quotidiana deviata dalla struttura prescritta. Nessuno dei requisiti e degli standards esistenti o ulteriori, riguardanti il monitoraggio dell'attività di trading, furono imposti alla GFFX Division. Gli strumenti di controllo implementati, come il mandato conferito ai traders (normalmente contrattualizzato ndr), venivano usati esclusivamente in moto limitato ed anche il performance management process, necessario per valutare gli impiegati, era condotto in maniera abbastanza differente ai vari livelli gerarchici e geografici.
- Nella GFFX Division, gli impiegati avevano -chiaramente- posto il focus sul volume i degli affari e non sulla compliance. EY basa questa conclusione sul fatto che, un numero rilevante di persone interne alla GFFX Division, tra le quali Mr. Curtler, Bittar, Nicholls, non completarono il training obbligatorio avente ad oggetto la compliance. La condotta tenuta dai dipendenti citati, è riflessa da quella tenuta dai loro superiori. Ad esempio, EY ha scoperto che il completamento del training obbligatorio sulla compliance, non fu adeguatamente monitorato, anche se il senior management , nelle persone di Mr. Jaine e Cloete, era a conoscenza del fatto che la tematica non avesse ricevuto l'attenzione richiesta.
Con riguardo all' intensitàcon cui il management ed il senior management furono coinvolti nella gestione delle strategie di trading e delle posizioni di rischio, EY ha riscontrato quanto segue:
- Le linee di reporting nel contesto delle immissioni IBOR forniscono informazioni sulle aree di responsabilità e degli obblighi di monitoraggio, in particolar modo sotto l'aspetto dei sufficienti controllo del rischio. In tale contesto, diviene chiaro come l'ambiente di controllo della DB, particolarmente importante alla luce degli elevati rischi della trading division, fosse caratterizzato da considerevoli debolezze. Tale situazione, a sua volta, facilitò ed amplificò la condotta problematica dei singoli traders con riguardo sia ad alcune strategie di trading basate sui tassi di riferimento, sia alle condotte propedeutiche all'insorgenza di conflitti di interesse nell'ambito delle comunicazioni e delle immissioni. Ciò, dunque, ha avuto un impatto diretto ed indiretto nelle IBOR submissions.
- Rispetto a quanto detto sopra, Mr. Cloete occupa una posizione prominente e sopporta particolari responsabilità in numerosi aspetti. Ciò vale, almeno in parte ed ancora una volta ad un più alto livello di responsabilità, per Mr. Jain.
- EY ha scoperto che, l'indiscussa linea di reporting rilevante per l'indagine in esame, conduceva da Mr. David Nicholls via Mr. Alan Cloete a Mr. Anshu Jain e, sino al Giugno 2009, da questo al Dr. Josef Ackermann.
- In base a quanto dichiarato da Mr. Bittar, Mr. Cloete mutò l'originaria struttura organizzativa della GFFX division, basata su di una linea di prodotti, in una struttura organizzativa basata su criteri geografici. Egli aggiunse che le reporting lines, fossero difficilmente inseribili in un organigramma.
- Durante il periodo oggetto di indagine da parte della EY (Gennaio 2007 Giugno 2013), Mr. Jain, Mr. Cloete e Mr. Nicholls venivano informati quotidianamente attraverso un'attività di reporting formale, circa le posizioni di rischio e sugli sviluppi dei Profits/Losses della GFFX Division.
- Mr. Bittar dichiarò ad EY di aver parlato con Mr. Nicholls e Mr. Cloete in persona, quando necessario. Mr. Nicholls dichiarò ad EY che, dal 2007 al 2009, aveva avuto contatti più regolari -rispetto a prima- con Mr. Jain nel contesto degli incontri GMEC, specificando come al di fuori di quella commissione, le comunicazioni con Mr. Jain avvenissero per il tramite di Mr. Cloete.
- Mr. Nicholls teneva le cosiddette “Monday Risk Calls”, nel corso delle quali i traders di Londra, New York, Tokyo, Francoforte rendevano conto a Mr. Nicholls, discutendo reciprocamente e con il loro supervisore, degli eventi del mercato così come della loro strategia di trading e delle loro posizioni di trading. Mr. Nicholls impartiva chiare istruzioni ai traders su come procedere.
- Lo spazio lavorativo di Mr. Cloete era nelle immediate vicinanze di Mr. Nicholls e Mr. Bittar. Vi erano regolari conversazioni tra Mr. Cloete e Mr. Nicholls e conversazioni specifiche, aventi ad oggetto alcuni argomenti, tra Mr. Cloete e Mr. Bittar. Questo dichiarò ad EY che non esistesse alcuna linea di reporting diretto verso Mr. Jain, ma che lo incontrò in numerose occasioni.
- In sostanza, EY scoprì che il senior management, vale a dire Mr. Jain, Mr. Cloete e Mr. Nicholls, avesse a che fare con le trading positions della GFFX division su basi quotidiane o events-driven, prevalentemente in forma orale e ad un livello bilaterale. Mr. Cloete e Mr. Jain monitoravano regolarmente le posizioni di trading e quindi i relativi sviluppi nella divisione GFFX. Viceversa, EY non ha rilevato alcuna indicazione di un coinvolgimento diretto del Dr. Ackermann nel monitoraggio delle attività di trading.
- Nel risk management della DB, esistevano deficits rilevati in più periodi, nell'ambito di diverse indagini. Secondo quella condotta da Oliver Wyman nel 2007, vi erano, tra le altre cose, debolezze metodologiche nella misurazione del rischio e carenze nel suo monitoraggio; la Banca Centrale Nazionale tedesca identificò -nel 2009- numerosi deficits strutturali ed organizzativi, tra i quali quelli inerenti i controlli il monitoraggio del rischio di prezzo, mentre McKinsey criticò, sempre nel 2009, la circostanza che vedeva le divisioni di particolare successo non sottoposte ad un attento scrutinio. Inoltre, il VaR della GFFX Division, a partire dal Novembre del 2008 e per diversi mesi, eccedette il limite legale. In aggiunta, Mr. Cloete consentì a Mr. Bittar di proseguire la sua trading strategy, caratterizzata dagli elevati rischi annessi, nonostante Mr. Bittar frequentemente eccedette i limiti prescritti dalla funzione di rischio; i supervisori di Mr. Bittar ne erano consapevoli e tollerarono questa situazione.
- Con riferimento alle responsabilità procedurali ed organizzative, una responsabilità -per lo meno indiretta- imputabile a Mr. Cloete per le manipolazioni IBOR può essere ipotizzata. Questa conclusione può applicarsi anche a Mr. Jain, seppur ad un più elevato livello di responsabilità.
- Anche il controllo e l'indagine successiva, avente ad oggetto sospetti e presumibilmente rilevanti fatti e circostanze attinenti alla compliance, necessitano -estremamente- di un miglioramento.
- La verifica condotta dalla BIRG MDD, per esempio, non fu, considerando l'interferenza della trading division, né un' analisi completa né imparziale. Fu un'indagine incompleta, perché: la lista dei termini di ricerca usati per l'analisi delle comunicazioni, non fu applicata coerentemente a tutti i dati ed a tutti i periodi scrutinati, integrando una deviazione da un approccio di tipo forense; le comunicazioni sospette successivamente scoperte (tra le quali quelle di Mr. Bittar), non furono precisamente rilevate nell'analisi della comunicazione. La spiegazione data dai dipendenti di BD a Mr. Ritchotte, il quale non riusciva a comprendere perché la verifica condotta dalla BIRG non avesse scoperto alcuna indicazione delle manipolazioni IBOR, fu che molte delle comunicazioni sospette furono tenute in francese ed in altre lingue diverse dall'inglese e perciò non rilevate. EY scoprì che l'intera analisi delle comunicazioni (aventi ad oggetto circa 830.000 documenti) fu condotta dal solo Mr. Mulcany, il quale analizzò anche le comunicazioni in francese, nonostante non avesse la padronanza della lingua.
- EY ritiene che il coinvolgimento di Mr. Cloete, in qualità di capo della divisione investigata dell' internal audit, possa considerarsi cospicuo. Di conseguenza, la verifica della BIRG non costituì in alcun modo un'indagine indipendente dell'Internal Audit.
- Second la BaFin, non si riscontrano ragionevoli motivi in base ai quali il capo di una divisione indagata dall'Internal Audit dovrebbe interferire con la preparazione del report, in una misura considerata cospicua dagli stessi dipendenti dell'Internal Audit. Questo risulta ancor più vero alla luce del fatto che egli interlineò sul contenuto del report, integrando una condotta, non solo intollerabile nella prospettiva interna della banca, ma anche e soprattutto in quella del regolatore. Questa circostanza avrebbe dovuto essere notata da DB, anche in ragione del fatto che i legali della Slaughter&May, incaricati dal dipartimento legale della banca, giunsero alla conclusione che le modifiche apportate da Mr. Cloete potevano essere giudicate eufemistiche e che successivamente richiese un attenuazione dell'Internal Audit. Ne consegue che, le dichiarazioni rese da Mr. Cloete sul BIRG e sulla sua incapacità di apportare qualsivoglia modifica al report da questo elaborato, appaiono ad EY difficilmente convincenti. Ciò appare problematico alla luce del ruolo occupato da Mr. Cloete in DB.
- Oltre a Mr. Cloete, anche Mr. Jain era interessato a conoscere i risultati preliminari della verifica condotta dalla BIRG. In tale contesto, ulteriori aspetti rilevati possono essere evidenziati. Non è comprensibile, per esempio, perché i risultati dell'indagine significativa nell'ottica della compliance furono presentai a Mr. Jain in data 30 Novembre 2009, nonostante tali informazioni fossero state fornite successivamente in data 19 Gennaio 2010.
- Le spiegazioni fornite da Mr. Kahlberg circa il lungo lasso di tempo necessario per preparare il report BIRG, non è risultata convincete. E' ragionevole ritenere che il ritardo fosse prevalentemente dovuto al coordinamento, volto a far perder tempo, nella stesura della bozza di report, in particolar modo con Mr. Cloete. L'interferenza di Mr. Cloete con la preparazione di un report realizzato dall' Internal Audit, che andava ben oltre un legittimo coordinamento degli elementi fattuali, è giudicato altamente problematico nell'abito degli aspetti regolatori ma certamente anche alla luce degli aspetti interni alla banca, lasciando quesiti concernenti il suo ruolo e le reazioni che avrebbero dovuto essere intraprese nella sua area ed in quella di Mr. Jain, senza risposte.
- Nel Gennaio del 2011, DB confermò falsamente alla BBA che una verifica interna, riguardante i processi di immissione dei tassi LIBOR, si fosse svolta nel 2010, nel rispetto dei requisiti stabiliti dalla associazione bancaria britannica (BBA). In riferimento alle responsabilità personali per la conferma di informazioni inesatte alla BBA nell'anno 2010, EY giunge alle seguenti conclusioni: Mr Curtler della GFFX Division era a conoscenza della necessità -imposta dalla BBA- di condurre e successivamente confermare i controlli sul processo di immissione, condotto a partire dalla metà del 2009. In qualità di rappresentante della DB presso la BBA, Mr. Curtler partecipò alle riunioni in cui i requisiti posti dalla BBA, con riferimento alla questione del LIBOR, furono discussi. Inoltre, ci si sarebbe potuto aspettare da Ms. Nott quale UK Regional Head of Group Audit and CIB Business partner che, successivamente alla ricezione della richiesta proveniente dalla BBA per una conferma del controllo, avesse speso più tempo nell' affrontare i contenuti della richiesta piuttosto che con la disamina delle questioni inerenti i soggetti ai quali BD avrebbe dovuto inviare la conferma, compito -alla fine- svolto da Mr. Jackson della Compliance Division.
- Alla luce dei fatti e delle valutazioni di cui sopra e di quelle già illustrate nei posts precedenti, può giungersi alla sola conclusione che, uno stringente management control ed un controllo ambientale di tutte le linee di difesa, ma in particolar modo della trading division in sé (cosiddetta prima linea difensiva) avrebbero perlomeno impedito, se non precluso del tutto, ogni comportamento improprio.
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