Il perché di questo post è presto detto: avrei voluto scriverlo prima, ma poi ho dedicato del tempo alle altre tematiche. Al 22.03.2015 circa il 75% delle società del settore Biotech USA non produceva utili; le azioni venivano scambiate con un P/E pari a50x e l' 80% degli earnings prodotti nell'ambito del Nasdaq Biotech Indexerano concentrati in solo 5 aziende.
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This time is different! Quante volte abbiamo sentito questa affermazione con riguardo alle valutazioni di borsa raggiunte -di recente- dai titoli del settoretecnologico e biotecnologico,quotati su NASDAQe mercati simili? Tantissime. La storia recente, distante poco più di un decennio, ci ha consegnato un patrimonio di errori inerenti le valutazioni delle e-companies, rilevati tanto nel metodo del Discounted Cash Flowquanto in quello dei multipli di società comparabili, aventi come minimo comune denominatore la sottovalutazione sistematica del peso dei rischi propri dei modelli di business di aziende cavalcanti le e/o conducenti alle grandi innovazioni tecnologiche. I mercati, anche del private equity,nei segmenti dedicati ai titoli tecnologici, si trovano spesso ad ospitare aziende prive di storia o proponenti beni e servizi totalmente inediti, rispetto ai quali le scelte di investimento vengono basate -oltre che sulla credibilità del management dell'azienda target, auspicabilmente finanziariamente impegnato in prima persona nel progetto proposto- su business plans e proiezioni dei flussistrutturate sul lungo termine, poggianti su valutazioni probabilisticheaventi -in ultima analisi- natura soggettiva e non oggettiva. In questi anni, molte start-upsono state oggetto di IPOs;sul punto, specie con riguardo all'ambito delle biotecnologie, ho come l'impressione che gli errori fatti nel passato, siano stati riproposti in blocco nel presente. In particolar modo, all'atto della quotazione, per molte aziende:
- è stato considerata certa l'esistenza di mercati di sbocco -originari o da raggiungere- vastissimi;
- le valutazioni sono state spesso condotte sui modelli proposti dal Discounted Cash Flow e dai multipli societari, rispetto alle quali è stata omessa la valutazione dell'accuratezza probabilistica dei risultati;
- la corsa all'acquisto dei titoli è avvenuta in un contesto ZIRP+QE;
- è stato sottovalutata la circostanza che, nel lungo termine, vede parte delle nuove aziende non riuscire a sopravvivere sul mercato;
- ove le probabilità di avveramento dello scenario di cui al primo punto si traducano in realtà, i margini di profitto sarebbero comunque soggetti ad una riduzione per via dell'incremento del livello di competizione.
In altri termini, per molte start up, in questi anni, molti investitori si sono prestati -più o meno inconsciamente- non solo a rispondere alla richiesta di nuovi capitali ma anche a pagare prezzi incorporanti livelli di profitti la cui generazione sarebbe ragionevole attendersi, solo se collocata in un contesto temporale ampio e non di certo breve.Tanto per alcune delle quotazioni portate a termine dopo la grande crisi subprime related, quanto per quelle intraprese dopo il lancio dei vari QE, potremmo trovarci a sperimentare nuovamente (io credo entro 6-9 mesi) -banche centrali permettendo-gli effetti della prociclicità euforica dei modelli di valutazione basati sull'utilizzo esclusivo dei multipli.Il quando, sarà anticipato dall'andamento delle trimestrali
La progressione logica è molto semplice: l'utilizzo di un modello in grado di riflettere fedelmente il valore reale, concreto, non evanescente, di un' azienda unica nel suo genereè operazione non solo complessa ma forse irrealizzabile, tanto da spingere molti commentatori ed analisti a considerare il valore espresso dal mercato azionario miglior proxypossibile del valore effettivo della stessa, da ciò conseguendo un utilizzo diffuso dei metodi di valutazione indiretta (P/Ead esempio); molte start-up, però,varcano la soglia dei mercati conricavi molto esigui o nulli,ragion per cui il ricorso ai multipli tradizionali P/E e/o EV/EBITDAnon risulta praticabile, ferma restando la necessità di esprimere un valore, conducente all'utilizzo diffuso di altri multipli quali ilPrezzo/Vendite e l'Enterprice Value/ Vendite; anche in questo caso, però, le aziende appena entrate presentano fatturati contenuti, che “costringono”gli analisti a far uso -nelle procedure di calcolo-di tassi di crescitamolto elevati, ipotizzati anche in relazione dei mercati potenziali ed ai fatturati prospettici (quindi di fatto costruiti su di un triplice livello probabilistico soggettivamente disegnato).
Per tali ragioni ritengo che il rischio maggiore che si cela nel bioteche nei titoli di aziende fortemente innovative, è che il mercato abbia loro assegnato un valore determinato -esclusivamente- sulla base dell'attualizzazione dei flussi di cassa attesi nel futuro,lontani nel tempoe perciò più incerti; in tal senso, il rischio crescespecie laddove il peso dei flussi attesi nel breve termine-normalmente oggetto di previsione analitica- sul valore complessivamente attribuito all'azienda, sia risultato minore-nell'ambito del processo valutativo-rispetto a quello assunto dai flussi attesi nel medio-lungo termine(valore terminale). Allorquando il valore aziendale risulti essere pari al valore terminale o addirittura inferiore, in virtù del segno negativo dei valori attuali dei flussi attesi nei primi anni di operatività dell'azienda, l'investitore -concretamente- esegue una mera scommessa sulla sua consistenza futura. A tal proposito B.Graham e D.L. Dodd, in Security Analysis,McGraw-Hill, 1935, p. 305, affermavano: «Società operanti in nuovi campi di attività, per le quali non si dispone di sufficiente esperienza […] non forniscono basi solide per la determinazione del valore intrinseco […] Gli analisti farebbero meglio a identificare tali società come altamente speculative e a non cercare di valutarle [..] L'acquirente di questi titoli non sta facendo un investimento, ma una scommessa su una nuova tecnologia, un nuovo mercato, un nuovo servizio […]. Le scommesse vincenti in questi casi generano cospicui rendimenti, ma costituiscono un processo di definizione di probabilità piuttosto che un processo di valutazione».
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